Curiosità Castellane

Una delle attrazioni più belle di Trezzano sul Naviglio è il ponte gobbo detto anche “a schiena d’asino”. Non tutti sanno che questo bel ponticello, pur essendo uno dei ponti principali sul Naviglio Grande, in origine era di travature in legno e di questo materiale rimase fino al 1625 quando poi gli spagnoli lo ricostruirono in muratura. Sotto questo ponte sono passate tutte le pietre e preziosi marmi che hanno costruito il Duomo di Milano lungo la cosiddetta “via del marmo” del Naviglio Grande.

Oggi parliamo di Bereguardo e del suo naviglio dimenticato.
Il naviglio di Bereguardo era molto importante per i signori di Milano perché fino al 1819, quando poi fu creato il naviglio Pavese declassandolo a canale irriguo, era l’unica via di collegamento tra Milano e il mare, fondamentale soprattutto per il trasporto del sale.
Infatti le merci che arrivavano dal Po verso la città meneghina, risalivano il Ticino nel suo primo tratto e venivano trasportate per circa 3 km via terra fino al naviglio di Bereguardo da dove poi raggiungevano il naviglio Grande e Milano. Le merci che viaggiavano su questa “Via del sale” provenivano tutte dal mar Adriatico o erano raccolte lungo il percorso padano e spaziavano dai vetri di Murano e dalle spezie delle indie ai prosciutti di Parma. La merce più ingombrante e importante era però il sale, consumata con costanza e in gran quantità visto che era fondamentale anche per la conservazione del cibo. Era così importante che fu oggetto di veri e proprio trattati con gli Stati che lo commerciavano come Venezia stipulati dai duchi di Milano con una solennità tale ai trattati politici.

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Pier Candido Decembrio, biografo di Filippo Maria Visconti, narra che il duca “tra le sue residenze di campagna visitava con più frequenza quelle non distanti dalla città, come la rocca di Cusago, posta tra i boschi e verdeggianti macchie d’alberi fatti piantare appositamente, dove poteva darsi tutto alla sua passione per la caccia. Da lì partiva alla volta del non lontano castello di Abbiategrasso, quando non si dilungava fino a Vigevano ragguardevole per il frequentissimo mercato, per la rocca e per il palazzo ducale. (…). Si diede anche a deviare da Milano una rete di navigli attraverso i quali poteva raggiungere quasi tutte le località delle sue frequentazioni mediante un’imbarcazione strutturata in modo da ripetere l’aspetto della camera e della sala delle udienze ducali.(..) Così si lasciava portare prima a Cusago, poi ad Abbiategrasso, quindi a Bereguardo e a Pavia quando, troppo grosso per cavalcare, preferiva imbarcarsi su questa che chiamano anche “carretta” e che viene trascinata da cavalli in marcia sull’alzaia.

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